Cosa possono dire i poeti in un mondo in guerra?

La guerra, con i suoi eroi e le sue vittime, è stata cantata dall’epica di Omero e Virgilio e dai poemi più recenti dell’Ariosto e del Tasso, ma cosa possono cantare i poeti di oggi?
I POETI CHE PARLANO ESPLICITAMENTE DI GUERRA.
Samih al-Qasim.
Quando comincia una guerra, il dolore e le sofferenze inseguono i popoli coinvolti per anni, per generazioni. “Cammino fiero” ha carattere universale e si può adattare a qualsiasi guerra, non solo quella che l’ha ispirata (in Palestina nel 1948), ma anche quella attualmente in corso in Ucraina, nello Yemen o in alcuni stati africani. Il suo autore, il poeta palestinese Samih al-Qasim – nato in Transgiordania e costretto a lasciare il suo villaggio dopo la fondazione dello stato di Israele, di cui accettò la cittadinanza – parla di un desiderio di pace che ha nel cuore chiunque sia coinvolto in una guerra e l’ulivo, albero tipico della Palestina, è simbolo di pace in tutto il mondo. La poesia “Cammino fiero” è stata musicata dall’artista libanese Marcel Khalife, diventando così un canto di resistenza alla guerra.
…Cammino fiero,
cammino a testa alta
Porto in mano un ramo d’ulivo
e il corpo sulle mie spalle
e cammino, e cammino…
Ungaretti e Quasimodo.
Anche nella letteratura italiana i poeti parlano di guerra. Ovvio citare Giuseppe Ungaretti, che proprio dallo scenario di una guerra ha tratto ispirazione. Ricordo per tutte “San Martino del Carso” (1916).
…è il mio cuore
il paese più straziato.
Salvatore Quasimodo di “Uomo del mio tempo” (1946) parla di un’altra guerra ma della medesima, ripetuta crudeltà. Un tratto comune ai poeti che parlano di guerra è infatti l’accento sulla disumanità, l’ingiustizia, lo stupore per l’efferatezza di cui è capace l’uomo. La guerra è sempre una tragedia inaspettata, che sorprende e devasta la quotidianità delle persone. Carnefici e vittime vengono presi dalla vita comune a tutti noi.
…Sei ancora quello della pietra e della fionda,
uomo del mio tempo. …
INSEGNARE LA PACE AI BAMBINI.
Un modo semplice per porre le basi di un’umanità migliore è insegnare ai bambini la differenza tra cos’è giusto e cosa è sbagliato. Ci sono poeti che fanno questo, attraverso la fiaba e la filastrocca. Un maestro in quest’arte è stato Gianni Rodari, giornalista e pedagogista italiano vissuto tra il 1920 e il 1980. La sua poesia “Promemoria” presenta ai più piccoli una lista delle cose “da fare” e “da non fare”. Mettendo semplicemente la guerra tra quelle da non fare, il poeta insegna l’amore.
…Ci sono cose da non fare mai,
né di giorno né di notte,
né per mare né per terra:
per esempio, la guerra.
I POETI CHE PARLANO DI PACE.
… e, attraverso discorsi di pace e di amore, combattono la guerra pur senza mai nominarla. Se risaliamo agli inizi della letteratura poetica italiana fu Francesco d’Assisi, vissuto tra il 1181 e il 1226 con una parabola umana e cristiana ben nota che lo ha portato agli altari e nel cuore dei credenti, a porre l’amore al centro della vita e dei suoi versi poetici. La sua composizione “Dov’è amore e sapienza”, senza mai nominarla, stigmatizza la guerra e ne delinea con profonda consapevolezza le cause. Da seguace radicale di Gesù, egli individua il nemico nell’Avversario dell’umanità tutta, colui che solo dovrebbe essere combattuto e vinto.
Scrivere d’amore è una necessità umana. Anche quando, in apparenza, il tema trattato è un altro, alla base dell’atto creativo c’è sempre l’amore. L’atto creativo, intrinsecamente solitario, è comunicazione di sé, ma non solo, principalmente aspira al dialogo con il lettore e con la sua solitudine. Ha il potere di parlare ai cuori delle persone, incoraggiandole a non dimenticare che è libero colui che ama. Lo sapeva bene e lo proclamò con convinzione Lea Goldberg, traduttrice e scrittrice, nata nel 1911 nella Prussia orientale, che scelse di usare la lingua ebraica come una lingua moderna e viva, al pari di tutte le altre. La sua poesia, cantando la pace attraverso la descrizione di cosa sia una vita pacifica, ci ricorda il valore della letteratura anche in tempi difficili. La pace non è una parola vuota, ma concreta, proprio grazie all’elevazione poetica.
Davvero verranno ancora giorni di perdono e di grazia
e camminerai nel campo come l’ingenuo viandante (…)
Camminerai nei campi da sola,
non ti brucerai nella vampa degli incendi,
in strade indurite dal terrore e dal sangue.
E con cuore sincero sarai di nuovo umile e docile
come un filo d’erba, come un essere umano,
cui è permesso, permesso amare.