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L'incantatore di angeli

L'incantatore di angeli

Un giornalista scrisse che mai, in tutta la sua vita, aveva sentito piangere uno strumento come quello, né mai si era reso conto che la musica potesse contenere tali suoni. Che egli parlava, piangeva e cantava. E che v’era qualcosa di demoniaco in lui. Che Paganini era l’incarnazione del desiderio, dello sdegno, della pazzia e del dolore e il violino era semplicemente lo strumento attraverso il quale egli esprimeva se stesso.

Dalla relazione del Commissario di Polizia al Magistrato di Giustizia: “Pare che Paganini, dopo un periodo di esibizioni nella città di Lucca, abbia fatto perdere le proprie tracce. Da informazioni di agenti in città non risulta alloggiare in pubblici ostelli né, per quanto è dato sapere, presso affittacamere privati. Non risulta altresì essersi allontanato dalla città con mezzi pubblici. Il fratello Carlo è rientrato a Genova e, interrogato, non ha voluto o potuto fornire notizia. Onde per cui, il Paganini si dà per latitante, forse essendogli giunte all’orecchio notizie delle ricerche in corso da parte della polizia…”.

Come spettri nel caligo

Una notte del marzo 2020, nonostante il lockdown imposto dall’epidemia di covid, a Genova muoiono cinque uomini. Tre sono stati assassinati, per gli altri due si potrebbe ipotizzare un suicidio. La cosa che li accomuna è che tutti hanno lavorato o hanno avuto a che fare con il Tribunale. Il commissario capo Improta, detto il Prete per la sua ferrea moralità, non tarda a scoprirlo, ma nonostante gli sforzi non riesce a collegare tra sé tutti gli anelli di quella scia di morte. Ci riuscirà per un caso fortuito il suo ispettore capo Veronica Duval, femminista e visionaria, grazie a un dettaglio, rivelatole dalla ex amante di una delle vittime, che per risolvere il nuovo caso li porterà a riaprirne uno ormai vecchio di anni.

Come spettri nel caligo